sabato 3 marzo 2012

Il Chiossetto verde


In generale le biografie hanno un interesse solamente per chi conosce o vuole conoscere la vita della persona di cui si narra la storia, e solo se la persona è nota universalmente oppure la sua storia è densa di episodi “romanzeschi”, allora la biografia avrà un interesse generale, altrimenti è destinata a rimanere in un ambito limitato. 
Angelo Piero Pasino sa benissimo queste cose perché nella postfazione del suo libro Il Chiossetto così scrive:
 Questo scritto è nato come una raccolta di ricordi di famiglia e mie personali: pensavo che essi potessero derivare un loro più generale interesse dalla singolarità o eccezionalità delle persone e degli ambienti; solo rivedendo lo scritto mi sono però reso conto che gli uomini e il loro mondo cosi rievocati costituiscono una testimonianza diretta e indiretta dello spirito e dei principi, dei miti collettivi e degli ideali, voglio dire dei valori fondanti, che hanno informato gli italiani e la loro vita fino a]l’infausta ll Guerra mondiale  (ma quale guerra e poi fausta?].”
Sulla base di queste considerazioni proviamo ad analizzare se questa testimonianza contenuta nel libro costituisce veramente una documentazione di quei “valori fondanti” che  informavano gli italiani prima della seconda guerra mondiale.
Prescindiamo dalla genealogia contenuta in abbondanza nel libro che talvolta affatica il lettore costretto a seguire con difficoltà la quantità di personaggi che vi sono implicati e i luoghi che variano in continuazione con il variare dei trasferimenti, degli avvenimenti, dei matrimoni, delle nascite e delle morti, e ricerchiamo quei fatti che, come un filo conduttore ci devono portare al raggiungimento del nostro obbiettivo.
 Il filo conduttore della vicenda principale che tiene uniti tutti, o quasi tutti, gli episodi descritti nel libro (in maniera molto scorrevole, alla quale si aggiunge anche un pizzico di ironia che non guasta) è la vicenda del capofamiglia, cioè il padre dell’autore de “Il Chiossetto”.  La sua carriera di funzionario prefettizio tra alti e bassi, interrotta durante la guerra e dopo ripresa,  vissuta in una dimensione quasi eroica durante la ingloriosa occupazione della Francia, e poi il mesto ritorno in Italia dopo la disfatta, il pericolo di morte ad opera dei partigiani, che poi uccidono al posto suo l’incolpevole rappresentante del fascio a Nizza, il lavoro perso e il suo reintegro con l’aiuto addirittura di Palmiro Togliatti, sono gli episodi che costituiscono la principale ossatura entro la quale si muovono i principali protagonisti del libro. Tuttavia sbaglierebbe chi ricercasse nel libro elementi di storia italiana di quel periodo o della resistenza, o anche della repubblica di Salò che pure è presente. Gli argomenti che attengono a quelle storie, sono leggeri, scivolano via come l’acqua di un rubinetto. Non lasciano nulla che possa incidere profondamente sui convincimenti già presi e collaudati di ciascuno di noi. Semmai fanno riflettere sulla confusione che la generazione che ha vissuto in prima persona quei momenti ha dovuto subire a causa degli stravolgimenti che si sono susseguiti nella nostra patria.
Il libro è sì una autorevole testimonianza, ma non di quei valori che, in cosa consistano veramente, non è dato sapere giacché gli italiani, così come appare nel libro, sono sempre gli stessi: alieni dalle grandi tragedie e propensi invece a coltivare i propri piccoli orticelli anche quando il posto occupato nella società è tutt’altro che di poco conto. Il libro testimonia invece, attraverso le rievocazioni di luoghi e persone, la vita di tutti i giorni in un periodo di grandi sbandamenti e anche come la maggior parte della gente affrontasse la vita con spirito e volontà non diverso da quello di oggi, fatte le debite proporzioni con le possibilità allora molto più limitate e perciò viste con occhi attuali quasi come imprese epiche. (Ad. esempio quella di intraprendere una qualsiasi attività commerciale).
Questa testimonianza rappresenta perciò il valore del libro che ha anche il pregio di raccontare i fatti con un sottile velo di nostalgia che li avvolge rendendoli pieni di fascino anche quando si tratta semplicemente di parlare di prosaiche faccende domestiche. Un libro insomma che può consigliarsi a tutti e che appassionerà soprattutto coloro che essendo nati e vissuti specialmente in Asti o Alessandria troveranno molti riscontri alle loro personali conoscenze.




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