lunedì 6 agosto 2012

Mara non gioca a dadi di Luciano Modica

Recensione di Paolo Maccioni


Mara non gioca a dadi è una storia semplice e collaudata da tanti film e libri che più o meno raccontano avventure di mafia, di donne e di ispettori di polizia. 
In questo caso la protagonista femminile è Mara che da sola riesce a sgominare una intera banda di criminali che avevano l’ambizione di dominare una città senza farsi notare troppo per eludere in tal modo le pressioni delle locali forze dell’ordine. 
Il racconto sembra fatto a misura di qualche  regista che voglia farne una serie televisiva. Vi sono infatti tutti gli elementi che possono interessare gli abituali amatori di quel genere di film: vi è l’eroina con la sua storia d’amore,  vi è l’ispettore di polizia mezzo filosofo con la moglie che gli consente di abbandonarsi al calore dei piaceri casalinghi,  vi è il suo consulente buddista, vi è la polizia con la sua immancabile talpa dentro l’apparato, vi è infine la mafia con i suoi giochi di potere, con il suo linguaggio crudo, le male femmine e tutto l’apparato che milioni di spettatori conoscono e  continuano a richiedere alle fiction televisive di tutto il mondo e che si presta ad una tale vastità di ramificazioni avventurose  da poter continuare all’infinito.
L’autore ha scelto di chiudere l’argomento con un finale dolce che accontenta tutti, ma potrebbe riaprire l’argomento in ogni momento e ad ogni esigenza. Le occasioni sono infatti molteplici e l’inventiva dell’autore è tale che non gli sarebbe assolutamente difficile.
In definitiva il libro è leggero, si legge in un battibaleno perché il lettore si lascia prendere dal gusto della  trama e cerca di scoprire velocemente come andrà a finire, un po’ come succede nei fumetti.  Il racconto, infatti, scivola senza sbavature e senza particolari eccessi che  possano influenzare la credibilità degli episodi. E questo sembra in effetti essere l'interesse precipuo  che l’autore richieda al lettore anche se in qualche caso, come nella spiegazione del titolo, in cui il riferimento è la disquisizione intellettuale tra filosofi sulla casualità dei fenomeni per cui  Dio gioca a dadi oppure no, potrebbe sembrare che vi siano diverse e più profonde esigenze. Ma sono solo pochi lampi che, semmai, indicano il substrato culturale di Modica e fanno eccezione alla regola. Il libro è perciò assolutamente consigliabile a chi non voglia dedicarsi a pensare troppo a quello che legge ed è da annoverarsi, ammesso che i libri possano etichettarsi come qualunque altra merce, tra i cosiddetti libri d’evasione. E in questa categoria Luciano Modica può collocarsi a buon diritto tra quegli scrittori che riescono a catturare l’attenzione del lettore riuscendo soprattutto a tenerla desta fino alla fine del libro. E non è poca cosa. 
Paolo Maccioni