giovedì 5 aprile 2012

Milano Termoli racconto a più fermate di Lucio Rizzello




Milano Termoli
Racconto a più fermate
Edizioni Abel Books

Un viaggio tra sogno e realtà che riporta l’autore Lucio Rizzello alla sua origine molisana.  Si tratta di un percorso all’incontrario di uno spezzone di vita di un uomo che vive e lavora a Milano, Milano che beve Campari tra carrozze lucenti.,che trascina l'Italia verso un futuro migliore. Milano che ha scordato le bombe e l’'odore di morte, che ha ancora tante ferite da ritrovare. Milano che fa tardi la sera, che ingurgita olive al bancone di un bar. Milano Centrale.  e che da Milano vorrebbe scappare. È una storia che si ripete spesso, la grande città con i sui abitanti: Eccoli qui i Milanesi che vanno di fretta per arrivare in ufficio, con in testa la seicento che gli arriverà tra qualche giorno, la moglie che vorrebbe una cucina nuova e la prossima cambiale che dovranno pagare per permettersi tutto questo, e il pensiero che torna indietro: Siamo a Vasto, a meno di un’ora da casa. Guardando il cartello ripenso ai miei quattordici anni: fresco di licenza media a mietere i campi  per tutta l’estate, a trasferire covoni nell'aia, trebbiare il grano, le fave ed il mais.C'è un luogo, a Termoli, dove la terra declina veloce. Una striscia sottile di terra, poi anche la roccia si abbandona alle onde. Da li è solo mare. Su quei frangiflutti di cemento, oltre i bastioni del Borgo Vecchio, mi fermavo spesso a pensare. Gettavo i miei dubbi in quella fluida distesa di verde e di azzurro che si confondeva col cielo, all’orizzonte. Risacca schiumosa fin sotto i piedi mi mostrava come anche l'enorme, l'immenso, sia in continuo movimento, mai saziato dal viaggio.
Ma il racconto di Rizzello, che si svolge nelle 39 pagine di cui è composto il libro è di più di un semplice ricordo sentimentale. È anche sofferenza per un amore che sembra in bilico: entrambi siamo cosi maledettamente fermi che  quasi, porca miseria … mi viene di nuovo da piangere dove chi sta fermo con lui è l’altra sua metà, la donna che è ricordata con la poesia di Edoardo Sanguineti

Quando ci penso, che il tempo è passato,
le vecchie madri che ci hanno portato,
poi le ragazze, che furono amore,
e poi le mogli e le figlie e le nuore,
femmina penso, se penso una gioia …

Nel racconto vi sono diversi altri personaggi che animano la trama e la rendono frizzante, come l’amico di Bologna o la maga del treno. L’autore fa partecipe il lettore delle sue angosce e delle sue speranze e lo fa con una vena intrisa di un sottile umorismo che rende del tutto piacevole la lettura. Nessuno che abbia trovato un istante per me, povero corridore scivolato malamente sul ghiaccio. Non so quanti minuti sia rimasto li per terra, inebetito da quella flotta di salmoni ben vestiti, fermo col naso in su a pensare che comunque, come a Loreto, si tratta ancora e solamente di un problema di attrezzatura. Un nuovo paio di scarpe, ho pensato, è questo tutto ciò che mi serve per essere felice.
Con un finale che non è a sorpresa e che può sintetizzarsi in alcuni versi presi in prestito da una canzone di Vinicio Capossela ( Sante Nicola ) che recitano: E Sante Nicola ci ha portato in dono le parole per parlarci e scaldarci …  per non vedersi passare vicini e muti.

Paolo Maccioni